Il dramma delle persone sensibili
Recensione di Filippo Gibiino
Quante volte sentiamo dire che la diversità è un valore da rispettare? In teoria dovrebbe essere così, in pratica la diversità continua a spaventare e a spaventarci. Non soltanto quando si trova fuori di noi, ma soprattutto quando abita in noi e quindi ci riguarda in prima persona. Cosa ce ne facciamo infatti della nostra diversità? Come la trattiamo? Come la esprimiamo con amici e colleghi?
Spesso la diversità è scoraggiata, quando non apertamente osteggiata a partire dall’infanzia. Pensiamo al bambino che passa ore a disegnare e viene spinto a correre in cortile come gli altri bambini. Il messaggio educativo è quello di sforzarsi al fine di comportarsi come gli altri. Nicola Ghezzani nel suo ultimo libro declina il tema della diversità in merito alla sensibilità. Le persone sensibili sono per natura più attente a cogliere le sfumature presenti in uno sguardo, sono in grado di percepire nell’ambiente dettagli più fini, possiedono una maggiore capacità di processare le informazioni.
Ghezzani mostra come le persone sensibili siano molto spesso vittime di un pregiudizio rispetto a loro stesse: vivono la loro diversità come una colpa. Quale? Quella di essere diversi dal proprio ambiente di appartenenza, come la famiglia o il gruppo di lavoro. E questo impedisce alle persone sensibili di sviluppare le loro attitudini più autentiche e di metterle a disposizione degli altri. Non potersi sviluppare per ciò che si è causa sofferenza e malessere. Tutto nasce da un pregiudizio, ovvero dall’interpretazione in chiave esclusivamente negativa di questa diversità.
Un esempio? Per tanto tempo in campo psichiatrico e psicologico è stata adoperata la parola vulnerabilità, per riferirsi a un deficit di resistenza delle persone che soffrono nella loro psiche. Come se la sofferenza psicologica fosse da associare a persone che hanno qualcosa in meno o di scadente rispetto a chi non sta male. Si tratta appunto di un pregiudizio che Nicola Ghezzani smonta punto per punto nel suo testo, con argomentazioni e rifermenti scientifici. Ma non si ferma qui, infatti ci mostra come chi patisce spesso possieda qualcosa in più: intelligenza, empatia, immaginazione, creatività e sensibilità morale. Per la persona sensibile dare spazio nella propria vita a una o più di queste caratteristiche significa perseguire la salute e le felicità.
Prima però è necessario andare oltre il pregiudizio, lo stesso che ha coinvolto le donne, considerate per secoli il genere inferiore dell’umanità, svalutandone e inibendone così l’enorme ricchezza. Molto spesso la retorica del pregiudizio è talmente pervasiva che sono le stesse persone che ne sono vittime a sentirsi portatrici di una diversità pesante come una condanna. Questo ne alimenta dubbi, insicurezze, autosvalutazioni, tormenti, cioè veri e propri attacchi rivolti alla propria natura.
Il libro di Nicola Ghezzani è prezioso, perché oltre a svelare questi inganni, restituisce un significato complesso e profondo al tema della sensibilità e ne mostra le potenzialità non solo per il singolo individuo, ma per l’intera specie.